Nel 2004 durante i lavori di scavo di un cantiere in piazza Trento e Trieste, vicino alla ex chiesa di San Romano, (attuale museo della Cattedrale), emersero i resti di 12 cavalieri riccamente adornati, insieme ai loro cavalli, bardati di tutto punto, stranamente sepolti a testa in giù.
La suggestione del momento portò a pensare che fossero 12 cavalieri templari. Considerati i precedenti di Ferrara, e le varie leggende sulla parola PAGANI incisa tra le righe di una scritta ritrovata su una lapide sepolcrale rinvenuta nella chiesa di San Giacomo Apostolo, alcuni ritennero addirittura che qui avesse trovato sepoltura il fondatore dell’ordine dei Templari, Hugues de Payns (1070-1136), che nelle fonti è spesso citato per l’appunto come Hugo De Paganis, in latino, o Ugo (de') Pagani in italiano. Inoltre, è storicamente provato che Guglielmo II degli Adelardi (1120-1185), fondatore della Cattedrale nel 1135, ebbe uno stretto legame con i templari, avendo preso parte a un pellegrinaggio in Terra Santa. Ai Templari Guglielmo II offrì protezione e mezzi per erigere un presidio alle porte della città, in località Mizzana, dove sorse un ospedale per accogliere pellegrini e infermi.
In virtù di questa sensazionale scoperta appassionati e cultori dell’ordine si diedero appuntamento a Ferrara per studiare il caso. Chi erano quei 12 cavalieri? Erano veramente Templari? Perché erano seppelliti in quel luogo e in quella posizione? Dopo appassionate ricerche, qualcuno azzardò che forse erano giunti a Ferrara nel 1143 per scortare la reliquia di San Romano, prezioso dono del Papa Innocenzo II al Vescovo di Ferrara, Cardinal Griffone. Si fecero molte supposizioni sulla loro morte, si pensò a un avvelenamento, ad un agguato,ad un’epidemia di peste. Ciò che più incuriosiva, oltre l’abbigliamento, le armi e i finimenti dei cavalli, era la posizione di sepoltura a testa in giù. La curiosità andò via via aumentando, soprattutto sarebbe stato molto interessante prendere visione delle salme per poter rilevare un’insegna, un marchio, un sigillo in modo da poter risalire a un’epoca per collocare quelle povere spoglie. Ma dove fossero finiti i resti dei poveri cavalieri e dei loro cavalli non fu mai dato sapere. Furono intervistati i presunti testimoni della scoperta che inizialmente
entusiasti e ciarlieri si dimostrarono sempre più reticenti a dare informazioni. E fu così, che tra ipotesi e smentite e con molta delusione si spensero i clamori della scoperta. Uno strato di terreno e di selciato, tornò a ricoprire per sempre il segreto di quei 12 sfortunati cavalieri lasciando tutti nel dubbio.
(Liberamente tratto da: A Ferrara nei luoghi del mistero di Maria Teresa Mistri Parente).
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